MANTENERE L’UNITà SPIRITUALE NELLE NOSTRE COMUNIONI |
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Tratto dalla rivista The Way Magazine di Maggio-Giugno 2013 articolo scritto dal Rev. Micael Adams |
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Quand’ero giovanotto, giocavo a football per la
mia scuola. Amavo la
competizione. Due cose che
notavo nella nostra squadra erano l’unità e la capacità di adattarsi
rapidamente alle circostanze che cambiavano.
Il mio istruttore ci mostrava come giocare un ottimo football e
come proteggerci a vicenda sia in campo che fuori.
Lui trattava tutti con rispetto, e quello significava molto per
ciascun membro. Il coach rispettava i giocatori e i giocatori
amavano il coach; e il suo interessamento nei miei confronti si
estendeva oltre la squadra, infatti mi aiutò con alcuni problemi
personali che avevo a scuola.
Ovviamente questo mi stimolava ancora di più a fare del mio
meglio per lui. Ci
correggeva quando non seguivamo le sue istruzioni, e lo faceva in un
modo che accresceva la nostra fiducia in lui.
L’unità della nostra squadra si basava sulla disciplina, sul
rispetto e persino sull’amore fraterno. Come gruppo, prendevamo parte in
altri eventi, oltre alle attività del football, e quando c’era qualche
conflitto all’interno della squadra, avevamo imparato ad adattarci
rapidamente e a riconciliarci per il beneficio della squadra. Parecchi anni dopo, quando ho iniziato a
frequentare la comunione, ho notato che il mio coordinatore aveva
l’abilità di tenere i credenti uniti spiritualmente.
Questo mi riportò in mente l’esperienza che avevo avuto a scuola
con il mio coach di football.
Ho visto per la prima volta, che quei stessi principi che il
mio coach aveva insegnato alla nostra squadra di football, provenivano
direttamente dalle pagine della Bibbia.
Il mio coordinatore insegnava che se volevamo avere successo come
gruppo, dovevamo essere unificati sulla Parola di Dio.
Quando c’era un conflitto nella comunione, lui si coinvolgeva in
prima persona e aiutava a risolverlo.
Conduceva dando l’esempio e vivendo
Efesini 4:3:
Studiandovi (sforzandovi) di conservare l’unità dello Spirito Io ho deciso che, se mai avessi fatto il
coordinatore, avrei seguito il suo esempio di vita e avrei mantenuto
l’unità, basata sui principi della Parola di Dio.
Volevo servire Dio fedelmente e costruire un gruppo forte.
L’unità nelle nostre comunioni può ispirare ciascun credente a
crescere; e la crescita richiede che noi manteniamo la Parola di Dio
dirittamente tagliata come criterio.
Noi possiamo applicare la Parola di Dio insieme, avendo la nostra
mente rinnovata con l’amore di Dio – e con il perdono quando vengono
commessi degli errori. Tutto
questo fa parte del mantenere l’unità spirituale. Dio ha dato l’unità spirituale dando
a ciascun credente nato di nuovo lo stesso spirito.
Quando rinnoviamo la nostra mente con la Parola di Dio, siamo in
armonia con lo spirito di Dio – siamo come uno.
Questa è unità. è la
volontà di Dio che noi ci sforziamo di mantenere l’unità spirituale, e
mentre esortiamo uno sforzo diligente, godiamo dell’abbondanza e del
potere di Dio e raggiungiamo l’adempimento spirituale. Per imparare ulteriormente come mantenere
l’unità spirituale, guardiamo all’aspetto di rinnovare la propria mente
in due aspetti specifici: 1)
vivere l’amore di Dio, e 2) il perdono.
Poi esamineremo due sezioni della Parola di Dio che mostrano
l’unità spirituale in azione.
Il desiderio di Dio per noi è di vivere in armonia,
spiritualmente uniti sulla Parola.
La volontà di Dio per noi è di avere unità spirituale, affinchè
possiamo procedere di valore in valore e di vittoria in vittoria.
Per avere l'unità spirituale mentalmente è necessario che la nostra mente
si rinnovi sulla Parola di Dio; e per poter fare questo, dobbiamo
togliere l’uomo vecchio e le sue vecchie abitudini di vita, e vestirci
dell’uomo nuovo.
Efesini 4:22-24:
Per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima,
dell’uomo
vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della
seduzione,
per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per
essere rivestiti
dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità
della verità.
Filippesi 2:5:
Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo
Gesù. Che cosa c’era nella mente di Cristo Gesù?
C’era la potente Parola di Dio che lui tagliava dirittamente e
che applicava! Gesù Cristo
metteva la Parola di Dio nel suo cuore, e noi possiamo seguire il suo
esempio. Dio sa che noi
abbiamo bisogno dell'unità spirituale per poter godere dei Suoi benefici.
Ecco perché istruisce tutti noi a rinnovare la nostra mente,
seguendo l’esempio stabilito da Gesù Cristo. Rinnovare la nostra mente con la Parola comporta
vivere l’amore di Dio. Richiede che ogni credente manifesti l’amore di Dio verso gli altri,
mostrando pazienza, gentilezza e umiltà.
Efesini 4:15:
Ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso
colui che è il capo, cioè Cristo.
Questa è la semplice verità scritta a ciascun
credente. Dio desidera che
noi “cresciamo in ogni cosa”; e cioè mantenere ferma la verità e
parlarla con amore. Noi
manteniamo l’unità spirituale nella nostre comunioni, mentre continuiamo
a riportare i nostri pensieri e le nostre azioni alla Parola di Dio e
manifestiamo l’amore di Dio consistentemente.
1 Corinzi 13:4-8:
L’amore (l’amore di Dio nella mente rinnovata in manifestazione)
è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si mette in
mostra,
non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca le
cose
proprie, non si irrita, non sospetta il male, non si rallegra
nell’ingiustizia,
ma gioisce con la verità,
tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa.
L’amore non viene mai meno…..
1 Corinzi 13:4-8:
(Il Nuovo Testamento nell’Inglese
Moderno, Edizione Revisionata):
Questo amore di cui io parlo è lento a perdere la pazienza – esso
cerca un modo per essere costruttivo.
Non è possessivo, né ansioso di far colpo, né nutre idee tronfie
di propria importanza.
L’amore ha buone maniere e non insegue un vantaggio egoistico.
Non è suscettibile.
Non tiene conto del male di altre persone, né della loro malvagità.
Al contrario, condivide la gioia di coloro che vivono di verità. L’amore non ha limiti alla sua resistenza, né
fine alla sua fiducia, né perde la speranza; può sopravvivere a
qualsiasi cosa. L’amore non
viene mai meno.
Qualsiasi cosa attorno a noi può fallire, ma
possiamo continuare a contare sull’amore di Dio nella mente rinnovata in
manifestazione. Quando ci
rinnoviamo la mente insieme, abbiamo la forza e la vittoria nelle nostre
comunioni.
Efesini 4:16:
Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante
il
contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni
singola
parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se
stesso nell’amore.
Per mantenere l’unità spirituale nelle nostre
comunioni, c’è un altro aspetto della mente rinnovata che richiede la
nostra attenzione: il
perdono. A volte possiamo
pensare che le persone non meritano di essere perdonate, ma noi li
perdoniamo ugualmente perché la Parola di Dio ci istruisce di farlo.
Efesini 4:32:
Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri,
perdonandovi
a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.
1 Tessalonicesi 5:15:
Guardate che nessuno renda male per male ad alcuno; anzi
procacciate
sempre il bene gli uni verso gli altri e verso tutti. L’unico essere umano perfetto che ha vissuto
sulla faccia della terra è
stato
Gesù Cristo. Quindi è
inevitabile che faremo degli errori e che coloro che ci circondano faranno
degli errori. Efesini 4:32 dice
che dobbiamo perdonarci a vicenda, e 1 Tessalonicesi 5:15 dice di non
“rendere ad alcuno male per male”. Perché dovremmo trovare difficile perdonare un
altro credente? Potrebbe
succedere nel caso in cui ci dimenticassimo quello che Dio ha fatto per
noi in Cristo Gesù. Non c’è
alcun beneficio nel ritenere l’amarezza.
Il perdono aiuta ad edificare e stabilire una comunione forte e a
mantenere l’unità spirituale.
Ci vuole la mente rinnovata con l’amore e il perdono, per operare
insieme efficacemente.
Una sezione stupenda della Parola di Dio che mostra una mente rinnovata
di amore e di perdono per “mantenere l’unità “, è l’epistola di
Filemone. Paolo scrisse a Filemone per rivelazione riguardo al suo servo
Onesimo, e chiese a Filemone di riaccoglierlo nella comunione.
In questa breve epistola, Paolo sta cercando di rimediare ad un
torto del passato, al fine di mantenere l’unità tra due credenti.
Questa epistola è unica – nella sua richiesta diretta – ed è un
bellissimo esempio di come
mantenere l’unità nella comunione, quando due discepoli stanno avendo
difficoltà tra di loro. Il nome di Filemone significa “affezionato,
amichevole”, e il nome di Onesimo significa “utile”.
Vedremo che entrambi questi uomini hanno vissuto all’altezza dei
loro nomi. Ma Onesimo non ha
iniziato in questo modo. Lui
era uno schiavo che si era sottratto alle sue responsabilità verso Filemone, e per questo Paolo scrisse a
Filemone per conto di Onesimo, richiedendogli di accettare Onesimo di
nuovo sotto il suo tetto.
Filemone 10 e 11:
Ti prego per il mio figlio Onesimo, che ho generato nelle mie
catene;
il quale un tempo ti è stato inutile, ma che ora è utile a te e a
me.
Sebbene il nome di Onesimo significasse “utile”,
per quanto riguardava Filemone, era stato inutile.
Ma poi qualcosa cambiò:
Onesimo naque di nuovo dallo spirito di Dio e diventò molto utile a
Paolo e al ministero.
Infatti vediamo il nome di Onesimo menzionato nel Libro dei Colossesi.
Colossesi 4:9:
Assieme al fedele e caro fratello Onesimo, che è dei vostri … Dice che Onesimo era un “fedele e caro
fratello”. Era un uomo
cambiato; diventò un uomo che decise di vivere all’altezza del suo nome
e diventò un discepolo fedele e utile.
Era anche un caro fratello che si guadagnò un buon nome tra i
discepoli. Ci vuole coraggio
per cambiare, ed è quello che Onesimo fece – cambiò la sua vita
radicalmente. Paolo sapeva
per esperienza che Onesimo era un uomo cambiato, ed è per questo che
stava chiedendo a Filemone di accettarlo di nuovo.
Filemone ora aveva bisogno di cambiare, per adattarsi alle
circostanze cambiate, mettendosi in mente la Parola di Dio.
Filemone 12-16:
Te l’ho rimandato; or tu accoglilo, come se ricevessi il mio
stesso cuore.
Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse al tuo
posto
nelle catene che porto a motivo dell’evangelo; ma non ho voluto
far
nulla senza il tuo parere, affinchè il bene che farai non venga
da costrizione,
ma da spontanea volontà.
Infatti, forse per questo motivo egli è stato
separato da te per breve tempo, perché tu lo riavessi per sempre,
non più
però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello a
me
carissimo, ma ora molto più a te, tanto nella carne che nel
Signore.
Paolo
stava chiedendo a Filemone di rinnovare la mente.
Gli stava chiedendo di dimostrargli grande amore accettando
indietro Onesimo, non solo come schiavo, ma “come un fratello”, e di
perdonare le sue trasgressioni passate.
L’unico punto della richiesta di Paolo era di mantenere l’unità
spirituale nel Corpo di Cristo.
Filemone 17:
Se dunque mi ritieni come socio, accoglilo come me stesso. Paolo non lo pretendeva da Filemone, ma glielo
stava chiedendo per amore e rispetto verso di lui.
Paolo si offrì persino di ripagare qualsiasi cosa che Filemone
gli doveva senza altri vincoli.
Filemone 18 e 19:
E se ti ha fatto qualche torto, o ti deve qualcosa, addebitalo a
me.
Io Paolo, ho scritto questo di mia propria mano.
Pagherò io stesso;
per non dirti che mi sei debitore perfino di te stesso.
A volte nelle nostre comunioni, azioni come
queste sono richieste al fine di mantenere l’unità.
Ci vuole coraggio per chiedere perdono, e ci vuole coraggio per
offrire ed estendere perdono.
Questo tipo di azione aiuta a mantenere l’unità spirituale nella
comunione. Questo esempio di
vita vera nell’epistola a Filemone, stabilisce un grande criterio per
tutti i credenti per vivere all’altezza del loro cammino con Dio.
Filemone 20 e 21:
Sì, fratello, possa io avere questo favore nel Signore; ricrea il mio
cuore
nel Signore. Ti ho
scritto fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che tu
farai anche più di ciò che dico.
Questo dimostra la qualità della vita di
Filemone e come visse all’altezza del suo nome. Lui era un vero amico
per Paolo e per la comunione dei credenti.
Applicava la Parola ch’era stata insegnata, e questo risultò in
una comunione unificata.
Filemone era un uomo che poteva rinnovare la sua mente camminando
nell’amore e perdonando il suo fratello in Cristo per mantenere l’unità. Nel libro degli Atti, capitolo 12, vediamo un altro
esempio di mantenimento dell’unità spirituale, e la liberazione che ha
apportato. Nella sezione
precedente abbiamo visto che la situazione tra Filemone e Onesimo era
una sfida interna all’unità spirituale.
Atti 12 dimostra una sfida esterna all’unità.
Questa documentazione è un esempio del corpo dei credenti che
rimane spiritualmente unificato durante un feroce attacco dal di fuori
della
comunione. I credenti
credettero in Dio che supplisse i loro bisogni durante questa sfida.
Atti 12:1-3:
Or in quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri
della chiesa.
E fece morire di spada Giacomo, fratello di Giovanni.
E, vedendo che questo era gradito ai Giudei, fece arrestare anche
Pietro
(or erano i giorni degli Azzimi).
Erode era sul piede di guerra contro la Chiesa e
specialmente la leadership della Chiesa.
Lui dimostrò ch’era disposto ad usare la forza bruta per incutere
paura, al fine di ottenere un guadagno politico dai Giudei religiosi.
Atti 12:4 e 5:
Dopo averlo arrestato, lo mise in prigione e lo affidò alla custodia di
quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, intendendo di
farlo
comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Ma, mentre Pietro era custodito nella prigione, continue orazioni
a Dio
erano fatte dalla chiesa per lui.
Atti 12:6-8:
Or la notte, prima che Erode lo facesse comparire in pubblico, Pietro
dormiva in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le
guardie
davanti alla porta custodivano la prigione.
Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce
risplendette
nella cella; e percosso il fianco di Pietro, lo svegliò, dicendo:
“Alzati
in fretta!” E le
catene gli caddero dalle mani.
Quindi l’angelo gli disse:
“Cingiti e allacciati i sandali”.
Ed egli fece
così. Poi gli disse:
“Avvolgiti nel mantello e seguimi”.
Suppongo che essere percosso sul fianco da “un
angelo del Signore”, attirerebbe la tua attenzione.
Pietro non fece alcuna domanda; seguì le istruzioni date, e
proprio perché seguì le istruzioni, si verificò un evento incredibile
dietro l’altro. Iniziò con
le catene che gli caddero dalle mani.
Poi l’angelo diede a Pietro
alcune altre semplici istruzioni, e Pietro era praticamente fuori dalla
porta – quella porta ch’era stata serrata e custodita dai guardiani!
Tutto questo veniva fatto mentre “una luce risplendeva nella
cella”.
Atti 12:9-11:
E Pietro, uscito, lo seguiva senza rendersi conto che ciò che gli
stava accadendo, per mezzo dell’angelo fosse vero; infatti egli
pensava di avere una visione.
Ora, come oltrepassava il primo e il secondo posto di guardia,
giunsero alla porta di ferro che conduceva in città, ed essa si
aprì
da sé davanti a loro; e, usciti, percorsero una strada, e
all’improvviso
l’angelo lo lasciò.
Quando rientrò in sé, Pietro disse:
“Ora per certo riconosco che il
Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalle mani di
Erode
e ha resa vana tutta
l’attesa del popolo dei Giudei.
Pietro pensava che stava avendo una visione –
forse era un bellissimo sogno.
Ma non era un sogno; era la realtà.
Lui era libero e fuori da quella orribile cella.
Pietro non perse tempo, ma andò dritto dove lui sapeva che i
credenti stavano pregando per lui.
Voleva che anche loro potessero gioire di quell’esperienza che
aveva appena vissuto!
Atti 12:12-14:
Quando si rese conto della situazione, si recò alla casa di Maria,
madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove molti fratelli
erano radunati e pregavano.
Appena Pietro bussò alla porta d’ingresso, una serva di nome Rode
si avvicinò cautamente per ascoltare.
E riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta,
ma
corse dentro e annunziò che Pietro stava davanti all’ingresso.
Rode era così sopraffatta dalla voce di Pietro, che si dimenticò di
aprire la porta per farlo entrare.
Atti 12:15 e 16:
Ma essi le dissero: “Tu
vaneggi”. Ella però
affermava che era così.
E quelli dicevano:
“E’ il suo angelo”.
Pietro intanto continuava a bussare.
Or essi, avendo aperto, lo videro
e sbigottirono.
Essi erano unificati nella loro preghiera e
credenza di vedere Pietro liberato.
Come deve essere stato eccitante per loro vedere una risposta
alle loro preghiere così vivida e vittoriosa!
Ma egli, fatto loro cenno con la mano di tacere, raccontò loro come
il Signore lo aveva fatto uscire dalla prigione.
Poi disse: “Riferite
queste cose a Giacomo e ai fratelli”.
Poi uscì e si recò in un altro luogo.
Paolo voleva far sapere ai credenti che stava
bene e diede gloria a Dio per la sua liberazione.
Dio aveva dimostrato la sua tenera bontà a Pietro e ai credenti.
Lui esaudì le preghiere di una casa di fedeli unificata.
Questo evento aiutò i discepoli a fortificarsi ulteriormente, e
procedettero di valore in valore. L’unità spirituale di quella comunione in casa
di Maria ebbe una parte importante nella liberazione di Pietro. Verso 5 dichiara che “continue orazioni erano fatte” per Pietro, e
verso 12 dichiara che “molti fratelli erano radunati e pregavano”.
Giacomo 15:16 dichiara:
“….molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia”.
C’era più di un solo uomo giusto che pregava per Pietro – e
guarda l’impatto della preghiera unificata! C’è un vecchio detto che dice:
“Uniti resistiamo, divisi cadiamo”.
è la volontà di Dio per noi di stare nell’unità spirituale
affinchè possiamo andare di valore in valore e di vittoria in vittoria.
Noi parliamo la Parola di Dio dirittamente tagliata con amore
perché sappiamo l’effetto positivo che ha avuto e continua ad avere
sulla nostra vita. Ci
sforziamo di vivere la Parola ogni giorno.
Non parliamo solo di unità spirituale;
ma ci sforziamo di mantenerla in casa nostra e nelle nostre
comunioni, mentre ci rinnoviamo la mente con l’amore e il perdono.
è la Parola di Dio che ci unisce; e uniti sulla Parola di Dio
stiamo ritti e resistiamo! Quando manteniamo l’unità dello Spirito nel
vincolo della pace, stiamo espletando la volontà del nostro Padre
celeste. Insieme siamo
trasformati, attraverso il rinnovamento della nostra mente, e le nostre
comunioni godono dei benefici dell’amore di Dio e del perdono in
manifestazione. Camminiamo
insieme nell’unità spirituale sulla Parola di Dio prevalente e
continuiamo a fortificarci nelle comunioni.
Noi camminiamo |
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