Credere insieme Gennaio 2012 Credere collettivamente con gli altri può essere una fonte genuina di ispirazione e può essere utile a fortificare il nostro credere. A volte i nostri sforzi individuali non sono sufficienti a superare situazioni difficili, e i compagni di fede possono incoraggiarci e ispirarci a continuare a reclamare le promesse di Dio fino a riceverne i risultati. Quando si confessa con la propria bocca che Gesù è signore e si crede nel proprio cuore che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, si nasce di nuovo e si diventa un membro del medesimo Corpo di Cristo. In questo unico Corpo, Dio desidera che i membri funzionino insieme e che traggano gli uni dagli altri forze e abilità. Romani 12:5: così noi, che siamo molti, siamo un medesimo corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l'uno dell'altro. Eccovi lo stesso verso tratto dalla Amplified Bible (Bibbia Ampliata) e tradotto in italiano: So we, numerous as we are, are one body in Christ (the Messiah) and individually we are parts one of another [mutually dependent on one another]. Così noi, numerosi come siamo, siamo un corpo unico in Cristo (il Messia) e individualmente siamo parte gli uni degli altri [interdipendenti gli uni dagli altri]. Dio ha progettato questo Corpo per operare insieme; quindi ci affidiamo reciprocamente gli uni sugli altri per il supporto. Cerchiamo i modi per incoraggiarci, per esortarci, e per elevarci reciprocamente.   Romani 14:19: Perseguiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca. Quando abbiamo la fede collettiva degli altri credenti, i nostri risultati e le nostre benedizioni sono ingranditi. Non solo Dio opera dentro di noi quando crediamo, ma Egli opera anche nei cuori e nelle vite di coloro che credono con noi. Nel collaborare con credenti dello stesso pensare, ci aiutiamo a elevare il reciproco credo. Come risultato il credo è moltiplicato in intensità e in qualità, e possiamo avere un enorme impatto. Nel capitolo 9 del Libro degli Atti costatiamo un esempio di energia del credere dei discepoli di Ioppe nel resoconto di Pietro che risuscita Gazzella dalla morte. Gazzella, chiamata anche Tabitha, era una meravigliosa discepola che viveva a Ioppe e divideva abbondantemente il suo tempo e le sue risorse con i credenti della zona. In quei giorni accadde che Gazzella si ammalò e morì. I credenti, tuttavia, amavano Gazzella e credettero che sarebbe vissuta. Si misero in azione e mandarono a prendere Pietro, un capo e ministro della Chiesa del primo secolo, che doveva trovarsi nella vicina Lidda, a circa 15 chilometri. Mentre si trovava a Lidda, Pietro aveva guarito un uomo di nome Enea e, probabilmente, i credenti di Ioppe ne avevano sentito parlare. I discepoli di Ioppe concordarono di inviare due uomini da Pietro con la richiesta urgente di farlo venire senza alcun indugio. Pietro si alzò e andò con loro.   Atti 9:38-40: E, poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini per pregarlo di venire da loro senza indugio. Pietro dunque si alzò e partì con loro. Appena giunse, lo condussero nella stanza di sopra; tutte le vedove si presentarono a lui piangendo e gli mostrarono tutte le tuniche e le vesti che Gazzella faceva, mentre era con loro. Pietro allora, fatti uscire tutti, si pose in ginocchio e pregò. Poi, rivoltosi al corpo, disse: «Tabitha, alzati!». Ed ella aprì gli occhi e, visto Pietro, si mise a sedere. Il credo collettivo dei discepoli di Ioppe avviò quel salvataggio, e Dio diede a Pietro l’accesso spirituale per ministrare in quella situazione. I discepoli avrebbero potuto accettare quella situazione, invece credettero insieme per una soluzione, e si misero in azione. Che gioia e che privilegio è di essere edificati e fortificati grazie al credo collettivo dei compagni credenti del Corpo di Cristo. Estendiamoci e conferiamo il nostro supporto di fede agli altri cosicché anche loro possano essere una parte del credere insieme!