DECIDERE DI ESSERE GUARITI |
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Tratto dalla rivista
The Way Magazine di Marzo/Aprile 2013 William Andy Handlin |
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“... se riuscirò anche solo a toccare la sua veste, sarò guarita”. – Matteo 9:21
Quando avevo circa undici anni, sono stato
ammalato per due settimane a causa di un virus.
La febbre mi era salita a 40° e mia madre era molto preoccupata
per la mia salute. A quel punto
lei decise che qualcosa doveva cambiare; chiamò l’ospedale e parlò con
un’infermiera, che per conto di un dottore, le disse di immergermi in
una vasca piena di ghiaccio. In
effetti devo ammettere che questo era un po’ freddo e non ricordo con
esattezza per quanto tempo sono stato nella vasca, ma quando sono uscito
dalla vasca, sapevo che la febbre si era abbassata.
In un paio di giorni ero completamente guarito. Da quella esperienza, decisi di non ammalarmi
più in quel modo. Parecchi
anni dopo presi il mio primo Corso Fondamentale, ed ho imparato che
questa determinazione era un aspetto chiave del credere.
Con una mente determinata e un’azione di credenza sulle promesse
di Dio, noi possiamo decidere di essere guariti. Possiamo imparare qualcosa in più riguardo a una
mente determinata dalla Parola di Dio, studiando l’esempio della donna
affetta da un flusso di sangue.
Lei aveva deciso in cuor suo di essere guarita, e la sua
guarigione è documentata in Matteo, Marco e Luca.
Iniziamo in Matteo.
Matteo 9:20: Ed ecco una donna, affetta da un flusso di
sangue già da dodici anni, gli si accostò di dietro e toccò il lembo
della sua veste. Luca 8:43 aggiunge: “ed aveva speso con i medici tutti i suoi beni senza poter essere guarita da alcuno”.
Quindi si può
vedere che lei aveva il desiderio di essere guarita e andava dai medici,
spendendo tutto quello che aveva, senza però alcun risultato.
Eppure non mollava.
Per dodici anni aveva fatto tutto quello che poteva per liberarsi dalla
sua malattia e non aveva mai perso l’obiettivo di guarire. Una chiave da applicare è di non mollare mai, di
perseverare, di rimanere focalizzati sulla liberazione, con le promesse
di Dio fin quando la ottieni.
Questa donna decise nel suo cuore che voleva la sua guarigione ed
era determinata a fare qualcosa a riguardo.
Proprio come mia madre aveva voluto la mia guarigione e fece
qualcosa a riguardo. Ebbene, la donna sentì dire che Gesù era in
città e che guariva le persone.
Questo alimentò il suo desiderio di andare da lui.
Lei decise di toccare il lembo della sua veste perche “…..se
riuscirò anche solo a toccare la sua veste, sarò guarita”.
(Matteo 9:21). Perché aveva questo obiettivo?
La frase “toccare il lembo della sua veste” si riferisce ad un
costume orientale che vale la pena di investigare.
In Numeri 15:38-40,
Dio ammonisce i figli d’Israele di farsi frange alle loro vesti di
generazione in generazione.
Quando guardavano ad una frangia (o lembo), questo li avrebbe aiutati a
ricordare e a fare tutti i comandamenti di Dio. E’ probabile che Gesù indossava questo tipo di
indumento, che Dio ammoniva di indossare di generazione in generazione.
Il Vescovo K. C. Pillai, un’autorità nei costumi orientali, ha
insegnato al nostro ministero che le frange rappresentavano la presenza
e il potere di Dio. Coloro
che erano malati credevano che queste frange (o lembi) avevano il potere
di guarire. Conoscendo
questo, la donna cercò di toccare il lembo della veste di Gesù, credendo
di essere guarita.
Matteo 9:21: Perché diceva fra sé:
“Se riuscirò anche
solo a toccare la sua veste, sarò guarita”. Che grande confessione di credenza! Guardiamo
questo verso più attentamente.
Ci sono tre verbi in questo verso che illustrano la sua
determinazione di essere guarita.
Tenete in mente che i verbi qui denotano azione.
Guardiamo questi verbi. Il primo verbo è la parola “diceva”.
E’ nel tempo imperfetto che denota un’azione continua, ripetitiva
e abituale nel passato. Lei
lo diceva abitualmente; lo diceva sempre e continuamente.
Questo è ciò che significa essere chiari e concentrati.
Questo è dove lei ha costruito la convinzione nel suo cuore che
quando avrebbe toccato la veste di Gesù, sarebbe stata guarita.
Lei è arrivata al punto nella sua mente che credeva, che quello
che lei diceva, si sarebbe avverato.
Diceva a se stessa che nel momento stesso in cui avrebbe toccato
la sua veste, sarebbe guarita. Il secondo verbo in questo verso è “riuscirò a
toccare”, che in greco è il modo soggettivo.
Indica l’azione di una sola volta.
Lei credeva nel suo cuore che se riusciva a toccare la veste di
Gesù una sola volta, sarebbe guarita.
Qui lei sta cercando di capire quando poteva toccare la veste di
Gesù. Lei sa che lui è in
città e lo sanno anche tante altre persone.
Quindi, deve farsi spazio tra la folla.
Marco 5:24
aggiunge:
“Una grande folla lo seguiva e gli si stringeva intorno”.
La parola “stringeva” significa essere pressato da tutti i lati.
Vedere Gesù stretto da tante persone non le ha però impedito di
arrivare a lui – questa è determinazione.
Lei aveva deciso di toccare la veste di Gesù e niente, neanche
una folla di persone, le avrebbe impedito di arrivare a lui.
Era convinta in cuor suo, e quindi agì di conseguenza.
E così avvenne, perché trovò un’apertura per toccare la sua
veste. L’ultimo verbo greco in
Matteo 9:21 è la parola
tradotta “sarò guarita”.
Questo verbo è al futuro nella forma passiva.
Dimostra un’azione futura, dove il soggetto – la donna – riceve
l’azione. Non dice “forse
sarò guarita”, mettendolo come una possibilità.
Dice “sarò guarita”, e cioè senza alcun dubbio.
Questo dimostra la determinazione e la convinzione nel suo cuore
di ricevere la sua guarigione.
Che grande posizione mentale aveva! Questo verso descrive realmente il suo
desiderio, la sua determinazione e la convinzione nel suo cuore che la
sua guarigione sarebbe avvenuta.
Quando noi abbiamo un grande desiderio nel nostro cuore
per la liberazione, noi diciamo a noi stessi la verità
ripetutamente, come ha fatto questa donna.
Anche noi possiamo avere la stessa convinzione,
la stessa determinazione mentale, per agire con credenza e vedere la
liberazione avverarsi in qualsiasi categoria della vita.
Noi reclamiamo le promesse di Dio che si adattano alla nostra
situazione e le riteniamo fermamente. Quando lei ha toccato la veste di Gesù,
Marco 5:29 dice:
“E immediatamente il flusso del suo sangue si stagnò, ed ella
sentì nel suo corpo di essere
guarita da quel male”.
Ecco la liberazione.
Lei è guarita nel momento stesso in cui ha toccato la sua veste e l’ha
sentito nel suo corpo. Proprio come quando io, uscendo dalla vasca
ghiacciata, sapevo che la febbre si era abbassata, così lei sapeva
ch’era guarita.
Matteo 9:22: Gesù, voltatosi e vedutala,
le disse:
“Fatti animo, figliola; la tua fede ti ha guarita”.
Da quell’ora la donna fu guarita. Qui vediamo l’amore, la cura e l’interesse che
Gesù ha per questa donna.
Il contesto che circonda questo avvenimento dimostra che Gesù stava
andando a casa di qualcuno, eppure
prende tempo per fermarsi e assicurarsi che il bisogno di quella
donna fosse esaudito. Un’altra documentazione che mostra questo tipo
di determinazione è quella della donna Shunamita in
2 Re 4:8-37.
Qui noi vediamo che questa donna fa aggiungere una camera in casa
sua affinché il profeta Eliseo, potesse soggiornare quando si trovava a
passare di là. Lei non
aveva figli, e in segno di gratitudine verso di lei, Eliseo vuole fare
qualcosa per lei, e trova una porta aperta per dirle che avrà un figlio.
E come Eliseo le ha promesso, la donna ebbe un figlio. Un giorno il bambino si trovava nei campi con suo padre e cominciò a fargli male la testa. Portato da sua madre, il bambino morì. Con la perdita di una persona cara, specialmente il proprio figlio, questa donna avrebbe potuto sentirsi impotente. Io posso capire questo perché quando nacque il nostro primo figlio, ci furono delle complicazioni durante il parto. Non c’era niente che io o mia moglie potevamo fare fisicamente per migliorare questa situazione – secondo la nostra forza eravamo impotenti. Ma, grazie a Dio, avevamo Dio dalla nostra parte. Abbiamo pregato con i credenti affinché la situazione si risolvesse e con la sorpresa dell’infermiera, in poche ore il problema era scomparso. Avevamo un bambino sano e abbiamo dato a Dio la gloria! In questa situazione, la donna Shunamita avrebbe
potuto avere paura, ma non è andata così.
Lei non ha rinunciato a suo figlio, e con una mente determinata,
quali azioni ha preso? Ha
fatto adagiare il fanciullo
sul letto dell’uomo di Dio e andò da Eliseo.
Lei non permise che niente la fermasse - sapeva che aveva bisogno
di andare dall’uomo di Dio, e chiese a suo marito di mandarle uno dei
servi per accompagnarla subito da Eliseo. Quando Eliseo la vide arrivare da lontano, mandò
il suo servo Ghehazi a chiederle come stava la sua famiglia.
La sua risposta fu:
“Stanno bene.” (verso 26).
Diede una risposta positiva, ma voleva parlare con Eliseo.
Nel cuore di questa donna Shunamita, solo l’uomo di Dio poteva
aiutarla, ed era determinata ad ottenere il suo aiuto – proprio come mia
madre voleva una risposta da un dottore e la donna con il flusso di
sangue voleva toccare la veste di Gesù.
Quando la donna Shunamita giunse da Eliseo, gli disse ogni cosa.
2 Re 4:27 e 28: Quando giunse dall’uomo di Dio sul monte, gli
abbracciò i piedi. Ghehazi
si avvicinò per allontanarla, ma l’uomo di Dio disse:
“Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata, e l’Eterno me
l’ha nascosto e non me l’ha rivelato.” Ella disse:
“Avevo forse chiesto al mio signore un figlio?
Non ti avevo forse detto:
“Non mi ingannare?”. Lei aprì il suo cuore a Eliseo e posso
immaginare quello che passava per la mente di Eliseo.
Lui era stato quello che le aveva detto che avrebbe avuto un
figlio. Sicuramente non
avrebbe mai pensato che il bambino sarebbe morto.
Ora guardate alla determinazione e l’azione di credenza di
Eliseo.
2 Re 4:32-37: Quando Eliseo entrò in casa, vide il fanciullo
morto e sdraiato sul letto. Egli allora entrò, chiuse la porta dietro
loro due e pregò l’Eterno.
Poi salì sul letto e si
coricò sul fanciullo; pose la propria bocca sulla sua bocca, i propri
occhi sui suoi occhi, le proprie mani sulle sue mani; si distese sopra
di lui e la carne del fanciullo si riscaldò.
Quindi Eliseo si tirò indietro e andò qua e là per la casa; poi
salì di nuovo e si distese sopra il fanciullo; il fanciullo starnutì
sette volte ed aperse gli occhi.
Allora egli chiamò Ghehazi e gli disse:
“Chiama questa Shunamita”.
Egli la chiamò; quando ella giunse da Eliseo, questi le disse:
“Prendi tuo figlio”.
Così ella entrò e gli si gettò ai piedi, prostrandosi fino a terra; poi
prese suo figlio ed uscì. Una grande chiave che vediamo qui è che Eliseo
pregò a Dio. E’ sempre
buono coinvolgere Dio nelle cose per cui si crede perché ogni cosa è
possibile quando hai Dio dalla tua parte.
Eliseo rimase concentrato sulla liberazione del fanciullo, con
una mente determinata, finché riprese a vivere.
Poi, disse alla donna Shunamita:
“Prendi tuo figlio” (verso 36).
Lei gli si gettò ai piedi, mostrando la sua grande umiltà e
gratitudine. Sembra proprio che quando si avvera una
liberazione, tutto quello che vogliamo fare è dimostrare la nostra
gratitudine. Mia madre era
grata quando la febbre si abbassò e stavo di nuovo bene.
La donna con il flusso di sangue mostrò gratitudine quando fu
guarita dalla sua malattia, e la donna Shunamita
mostrò gratitudine quando suo figlio fu risuscitato. Qui abbiamo due donne con una grande
determinazione nel loro cuore, di vedere a compimento la loro
guarigione. Esse non
permisero alle circostanze di influenzare la loro determinazione.
Sono rimaste concentrate nella loro credenza, finché si è
avverata la loro liberazione. Anche noi possiamo decidere di essere guariti e
vedere la nostra liberazione in qualsiasi categoria della nostra vita.
Che azioni possiamo intraprendere?
Possiamo avere la stessa credenza mentale che queste due donne
hanno avuto; di non mollare mai.
Diventiamo chiari e concentrati, rimanendo focalizzati sulla
nostra liberazione in quell’area specifica in cui desideriamo la
guarigione. Confessiamo la
promessa di Dio – la diciamo e ridiciamo finché si avveri e
non permettiamo che niente ci distolga da quell’obiettivo.
Non abbiamo alcun dubbio, ma siamo convinti nel nostro cuore e ci
aggrappiamo alle promesse di Dio.
Quando preghiamo, rendiamo Dio partecipe della situazione, perché
ogni cosa è possibile quando Dio è dalla nostra parte. Proseguiamo, sapendo che la nostra liberazione
può avverarsi, e non permettendo ad alcuna circostanza di sviare la
nostra credenza. Anche noi
possiamo decidere di essere guariti, con una mente determinata e con
un'azione di credenza.
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